Eugenia Serafini, un cuore bambino
Non muoverti, resta dove sei. Non riesco a stare ferma. Ti sei gettato sulla tela che vibra sotto la tua mano. Intingi i pennelli. Il rosso, il blu, il bianco, il nero schizzano. Mi trascini nei fiotti di colore. Di colpo mi stacchi da terra, mentre tu prendi lo slancio con un piede, come se ti sentissi troppo stretto in questa piccola stanza. Ti innalzi, ti stiri, voli fino al soffitto. La tua testa si rovescia all’indietro e fai girare la mia. Mi sfiori l’orecchio e mormori…
Queste sono parole che Bella Rosenfeld rivolge a Chagall a proposito della sua arte ma valgono anche per noi che spettatori dei quadri dell’artista Eugenia Serafini siamo trascinati nei fiotti di colore delle sue tele, come siamo proiettati nei suoi racconti – i racconti de Il Preside che camminava sui rami di pino e i Racconti della Luna – sempre più su, lassù nel mondo del fantastico, della surrealtà, del sogno. E d’altronde Chagall è a giusto titolo citato nella prefazione al libro di Marcello Carlino come Maestro e ispiratore della Nostra Artista.
Cominciamo dalla copertina che incanta per i colori brillanti, giallo, celeste, lilla: un grande albero è lambito dai raggi del sole ma attenzione il sole non è in alto ma in basso nell’angolo come un occhio che lambisce con i suoi raggi il tronco: è LA RADICE della vita.. L’albero è abitato da una moltitudine di uccelletti volteggianti che formano una sorta di girotondo tutto intorno, quegli uccelletti sugli stecchi d’alberi saltellano di ramo in ramo di foglia in foglia tra vibrazioni leggere. Danno immediatamente il senso del movimento, del movimento dell’aria o del vento che spostano con il battito delle loro ali. Suvvia seguiamo questa rotta, la rotta indicata dall’Artista, voliamo alto ma senza bruciarci le ali. E poi l’albero è il tramite tra il cielo e la terra come l’angelo che vedremo più avanti. Insomma la copertina ci introduce decisamente nelle tematiche e nell’atmosfera del libro.
Chi abita il mondo incantato di Eugenia?
ANGELI: nel racconto introduttivo – dal titolo appunto Gli angeli – questi esseri sono fatti di suoni, di voci ( Era soprattutto il tono della voce a turbarla di quella voce), di parole (un messaggio inquietante fatto di poche parole); sono inquietanti (aggettivo citato tre volte nel racconto), ambigui (anche questo aggettivo è citato tre volte) e soprattutto moderni perché lasciano i messaggi nella segreteria telefonica! Gli angeli ci sono amici, ci sono vicini, ci aspettano quando rientriamo a casa e soprattutto ci richiamano alla mente gli alberi oggetto di molti quadri di Eugenia: sì, perché l’angelo è un messaggero, un intermediario tra Dio e il mondo, parla da un mondo all’altro. Gli angeli hanno il ruolo di segni segnalatori del Sacro, di un altrove.
ARTE: Fellini, Mozart, Stendhal: ecco alcuni nomi citati, non poteva che essere così, Eugenia si muove bene nel suo mondo, quello della pittura: (Michelangelo e la fornarina, Quando il papa pianse), Bernini (La vendetta dell’homo raro), Klimt (La mimosa), a lei più vicino per formazione ma anche quello del cinema e della letteratura, in particolare della poesia (Keats). Arte come quella che troviamo nel racconto intitolato Il coro: le antenne televisive sui tetti dirimpetto si stagliano nel riquadro della finestra e formano una composizione astratta o meglio un’istallazione di arte contemporanea…certo, proprio come quelle che realizza la nostra Artista. Insomma, l’arte ci accompagna nel quotidiano. Il vento scuote le antenne ne esce un suono che sembra essere Mozart tale da coinvolgere, oltre a tutta la classe, anche il Preside, i Bidelli, il Segretario, i Professori, i Rappresentanti dei Genitori. Tutto trasforma la fantasia di Eugenia. Arte perfino nei disegni del vecchio che eccolo lì tutte le volte a disegnare sulla sabbia con il bastone isole e terre. Misteriose (Il sogno dell’ammiraglio).
NATURA: ne è vivo esempio il racconto Il preside che camminava sui rami di pino, dove le betulle attendevano pronte a guizzare; il grande mandorlo bianco che, le braccia aperte, mostrava senza paura il suo canto fiorito; la grande sequoia verde; il cedro del Libano profumato e allusivo; il pino. È prepotentemente presente in tutta la raccolta: nuvole, stelle, cielo, mare, stelle, pesci, viole, rose abitano il mondo incantato di Eugenia e sono gli ingredienti fondamentali del suo fantasticare.
LUNA: in questa raccolta la luna è in correlazione col sole ed è così che si manifesta il suo simbolismo: rappresenta il principio femminile, la periodicità e il rinnovamento, la trasformazione e la crescita.
SOLE: tanto sole, tanto cielo nel libro della Serafini, c’è il sole de La mimosa, che, con i suoi lunghi rami straripanti di fiori e profumi, è sole divino (Zeus e la pioggia d’oro; divina cascata; come se una polvere dorata l’avesse tutta divinamente toccata); c’ è sole della presenza materna con il suo saggio insegnamento; c’è il sole de Il preside che camminava sui rami di pino, quel sole inaspettato di metà febbraio che fa credere che sia già primavera…
GIOCO: è uno degli elementi base del Surrealismo. Dice Marcello Carlino nell’introduzione che “il gioco e il principio del piacere, schierato contro il principio di realtà, hanno qui postura di motivi ricorrenti (…)”.Il gioco è una delle forme del dialogo dell’uomo con l’invisibile e spinge all’iperattività, l’immaginazione e stimola l’emotività.
SOGNO: per certi scrittori il sogno rivela ciò che noi siamo realmente; il nostro io più profondo, per esempio per Nodier, Proust e i Surrealisti, per altri è il mezzo per raggiungere verità nascoste alla ragione, come per Hugo, Rimbaud, Breton. In Storia per un cuore bambino, la protagonista, una bimba di nome Giuggiola, è caduta mentre sognava, è un sogno lei stessa, chi mi sogna saprà aspettarmi, dice ed è stata ritrovata sulla sabbia del mare dal vecchio Renato, grande e grosso e con i baffi bianchi. Giuggiola scappa dalla realtà, rifiuta il contatto con la realtà cioè la ricerca dei propri genitori oppure i giochi terreni con gli altri bambini ed ha proprio l’aspetto dei sogni, fragile, eterea, trasparente. Sfuggente. Ma che sogni fa Giuggiola? Sogni bellissimi, pieni di colori e suoni, giochi e piccoli amici. Anzi in quel mondo speciale c’è un amico speciale, Lino, un bimbo un poco più grande di lei, che impara a sognare con lei perché sognare è bello e divertente. Però attenzione perché i sogni – quelli ad occhi aperti – non durano sempre sempre, durano un po’ durante il solstizio, poi passano e bisogna saperli aspettare, guardando le stelle, contando le nuvole o cercandoli ad occhi aperti. È quello che fa Eugenia vagando con gli occhi più in là più in là, frequentando mondi fatati, radiosi, felici e spingendo anche noi a farlo, a tornare bambini come il vecchio Renato. Ci spinge a sentire nel cuore un fermento nuovo, un accendersi ed un pulsare dimenticato da anni.
Fausta Genziana Le Piane
Grazie cara Fausta per questa tua luminosa e illuminata interpretazione dei miei Racconti!
La tua sensibilità e la tua creatività si inontrano intrecciandosi, con il mio mondo immaginifico.
Ti abbraccio. Eugenia Serafini
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