STELLINA
A mia figlia Scilla
Risucchiata dalla traiettoria della notte
figlia
ti cerco
mendicando di casa in casa.
Ogni uscio che si chiude
ha il profumo della tua pelle
ogni finestra che si spranga
ha il colore dei tuoi occhi.
Non ti trovo
infine
perché sei diventata stella
che brilla sulla mia fronte.
Fausta Genziana Le Piane, Ostaggio della vallata, Tracce, 2014
Sempre o quasi banali, le poesie per i figli – le figlie! Giacché la retorica dell’affetto eccede e soverchia… Ricordo solo una buffa, cara lirica di Sereni su sua figlia bambina, innamorata dei mitici, rumoreggianti “scarafaggi” a 7 note di Liverpool: “Giovanna e i Beatles…”. E sono felice che Fausta trovi invece gli accenti giusti, la dolcezza adorabile, la meringa friabile, per partire da una fuga, poi da una ricerca – e infine scantonare dalle mura domestiche o dai lidi d’amicizia, per approdare invece al simbolo usuale, alla nostra stella Stellina quotidiana: che parte per la tangente, sfiora tutte le orbite, però ci riporta a casa. Rotta del cuore, quella sola che brilla e sta scritta in fronte. (Ma già il nome di Scilla, rapisce culla o infrange, come rara poesia!).
Plinio Perilli.